sabato 5 marzo 2011

LA VIOLENZA NON HA ETA' NE' DEFINIZIONE..

Quando nella vita si dimostra d'essere combattuti dalla propria crudeltà nell'apprendere le leggi che esaltano la singola procedura di compiere atti vandalici o di appropriarsi dell'esistenza degli altri con la chiusura di ogni aspettativa per risultare non moderati e in un determinato senso di chiarezza si provvede a ristabilire il naturale corso delle evenienze a modo proprio,allora l'uomo si definisce un essere violento e con probabilità di azioni contro la società.Non esiste un'età determinata per essere dichiarati tali..infatti anche il fanciullo quando per un capriccio o una richiesta non accordata scaglia un giocattolo o ciò che ha in mano per colpire chi considera un suo avversario per la mancata concessione dei suoi reclami, denota fin d'allora un comportamento violento che negli anni successivi lo condurrà ad imprese non comprensive nella sicurezza di sè stesso e di coloro che lo incontreranno durante il suo cammino.La violenza può essere perpetrata in varii modi.. sia moralmente che mentalmente. che con l'evidenza dei propri gesti..Essa non comprende nessuna finalità d'espressione che riguardi i sentimenti ,i quali non vengono contrapposti alla morale che esiste nel codice delle leggi che regolano l'esistenza di ogni uomo...la peggiore non esiste.. comunque sono tutte finalizzate ad un unico progetto..ottenere in qualsiasi modo e a qualsiasi prezzo quanto si conosce e si desidera estorcere agli altri. Non vi sono scusanti, nè attenuanti per demolire il grattacielo di piani risultanti con questo termine, in cui dal piò basso si procede con sveltezza fino all'ultimo che esalta la sicurezza di chi ha deciso d'usufruire del proprio consolidato aspetto della vita altrui, in cui è compresa la discussione dei desideri che non sono stati approvati dalla sua caparbietà d'essere umano.Talvolta questo diretto elemento si espropria della esistenza altrui fino a deciderne la sorte con la demolizione della vita e la certezza che chi possiede la forza e il coraggio di procurare con la forza dei suoi atti la propria identità a chi non accetta le regole non incluse nel vocabolario di quanto si è proposto di fare..allora è un bene provvedere con le proprie mani alla definizione dei suoi propositi per accusare la società delle negatività accorse nella sua esistenza, in cui dovrà dimostrare d'essere un vincente e non un perdente..ma costui non ha precedentemente fatto i conti con la natura della sua esistenza in cui è nascosta la chiarezzza della vita e che si esporrà definitivamente quando ha stabilito che sia, per appropriarsi in un modo o in un altro della sua vita.. come costui ha fatto con gli altri..

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