LA NEVE..
Sulla neve ci sono stata poche volte..la famiglia preferiva andarci d'estate e come ho già detto essendo mio nonno veneto la meta era Cortina D'Ampezzo.Quell'anno però avendo acquistato una macchina grande si decise di trascorrere la Pasqua in montagna.Nella mia città essendo quasi primavera, al sud già faceva caldo e quindi vestiti con abiti leggeri e scarpe comode ma alquanto primaverili ci avviammo per la strada che porta sull'Adriatico.Già passando da Isernia e successivamente nei paesi prima di Castel Di Sangro le campagne erano colme di neve per cui la macchina senza le catene non acquistate poichè si riteneva che il tempo fosse diverso,faceva fatica a procedere fino a quando si fermò definitivamente.In quel momento la neve cadeva a fiocchi non si vedeva più nulla,esistevamo solo noi in quella tormenta..allora il capofamiglia decise di raggiungere il paese più vicino per chiedere aiuto e con mio fratello si avviò su quella che prima era una strada, mentre noi donne compresa la nonna rimanemmo dentro l'abitacolo.Pochi sanno che la neve conduce gli individui a dormire e dal sonno si passa alla morte per cui vedendo che mi stavo addormentando,che la macchina era quasi ricoperta di neve e che gli aiuti tardavano a venire,mia madre si spaventò e decise con la nonna ancora sveglia forse per i nervi tesi,di proseguire a piedi per vedere se gli altri avessero raggiunto il paese che distava due km.Purtroppo mi avevano comprato delle bellissime scarpe adatte in città tipo le ballerine, ma in camoscio che erano molto eleganti ma non adatte alla neve e ubbidendo mi apprestai a seguire sia mia nonna che mia madre.Sentivo i lupi ululare,la neve ormai non aveva nessuna pietà e continuava a cadere quasi si divertisse a farci comprendere che essa esisteva anche se noi non l'avevamo considerata..le scarpe mi ballavano ormai tutte bagnate fradicie ed io a forza di camminare non mi ero accorta di averne perso una continuando il mio procedere verso il paese...non incontrammo nessuno solo ripeto si sentiva l'ululare dei lupi che ci terrorizzavano in quanto se si fossero avvicinati spinti dalla fame avrebbero fatto un bel pranzetto.Finalmente vedemmo le prime luci del paese e chiedemmo degli altri poichè li consideravamo ormai dispersi..invece erano in un'officina meccanica che cercavano delle catene mentre gli aiuti si apprestavano a raggiungerci fra cui il sindaco del paese che non disse nulla, ma il suo sguardo ci commiserava quasi volesse affermare che eravamo stati sciocchi ad intraprendere un viaggio senza catene convinti che la neve non ci fosse..ad un tratto guardando il mio piede esclamò..ma è senza scarpa e il piede è congelato.Ci fece entrare in una piccola trattoria,chiamò il medico e fui messa a letto..il medico diagnosticò naturalmente un congelamento ma forse con molta perizia e medicinali adatti sarebbe riuscito a non tagliarmelo.Ero ammutolita,il freddo e il desiderio di vivere non mi avevano dato l'opportunità di accorgermi che ormai il mio piede non mi apparteneva più.. si era amalgamato alla natura circostante e col congelamento si isolava dalla mia persona, pertanto spaventata e infreddolita, ma uso un eufemismo rimasi a letto per un mese con mia madre che mi curava mentre gli altri con le catene tornarono a casa.Feci amicizia con quasi tutti gli abitanti che nel pomeriggio mi venivano a trovare e a tenermi compagnia,con le barzellette del sindaco per farmi ridere e allontanare la preoccupazione che non mi dava pace e alla fine dei trenta giorni il medico disse che il piede era guarito e che potevo ritornare a casa.Non dimenticherò mai quella brutta avventura, nè tutte quelle brave persone che con il loro sorriso e le loro chiacchiere avevano allontanato da me la paura di restare con un piede solo..
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