martedì 16 febbraio 2010

LA SOLITUDINE

La vita si presenta con due facce come GIANO: da una parte essa si dimostra amica, dall'altra ci abbandona alla sorte, di coloro che si definiscono soli con sè stessi.La solitudine è un male di sempre.....anticamente gli uomini erano presi da guerre continue e pertanto le donne venivano lasciate a casa...ecco,allora, che la parola solitudine assume un aspetto ben preciso..oggi le guerre vi sono ancora, ma il male comune è proprio dettato da questa parola, che indica come la società sia lontana da tutti coloro che si adeguano allo "spazio vuoto" della propria esistenza.Tutti abbiamo necessità di essere acompagnati dalla "scolaresca di amicizie" sopraggiunte con la più spettacolare interpretazione di noi stessi, ossia l'esibizione di essere tra coloro che non si addebitano la parola di cui sopra.... ma,molti si definiscono lasciati alla sorte di non essere compresi dagli altri...altrettanti affermano, che stare con gli altri significa essere privilegiati dalle loro costumanze di vita, ma nessuno ammette che la vita stessa nasconde un terribile tranello....quello di dare e poi riprendersi in un attimo, la collocata visualizzazione di fare la poesia degli altri.Ne consegue, che coloro che si sentono soli o lo sono realmente, si dichiarino colpevoli d'innocenza, per l'abbandono altrui.Vi è poi, la solitudine del cuore, cioè con sè stessi ...è la solitudine peggiore, in quanto non si ha la chiarezza del futuro che ci attende..spesso essa, conduce l'uomo a manifestazioni ultime e gravi poichè fa sentire la sua corporatura senza l'equilibrio necessario, per affrontare la specifica situazione che attende ognuno alla sporadica sensibilità di essere compresi dagli altri..se ciò accade, l'uomo si autodefinisce malato..e non comprende che questa sua convinzione lo condurrà in un labirinto senza uscita...Si deve creare nella propria esistenza, un viadottto per uscire dal tunnel di ripristino che aiuti la più dolorosa fermezza a diventare completa nell'aiuto e nell'affetto altrui in modo tale da non essere dichiarati soli e per cause ripetute, non si debba terminare la vita con la morte.

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