lunedì 7 maggio 2012

LA MORTE..

Non si deve temere la morte, ma si deve temere una vita non vissuta.Tutti abbiamo paura di questo avvenimento che ci prende all'improvviso,senza comunicarci la data o come avverrà..c'impressiona andare via senza potere fare nulla per impedirlo..se avverrà presto o in tarda età..se tranquillamente con serenità oppure falciando la propria vita con dolorosa sofferenza, ma DIO ha conservato per sè questi due momenti determinanti nell'esistenza umana..la nascita e la morte.Per coloro che credono non esiste la morte ma esiste una vita diversa in cui essa è priva di sofferenze,di tribolazioni, ove tutto risplende e vi sarà la gloria eterna,per coloro che al contrario non credono affermano che il nostro corpo andrà a nutrire il terreno per cui danno un'importanza relativa a questo avvenimento.Come dicevo è più grave non vivere la vita che ci viene offerta..non viverla significa commettere errori,sbagli e defraudare prima sè stessi e poi gli altri di tutto quanto è nascosto nel nostro cuore,ma che ne siamo a conoscenza.Non importa sbagliare, l'importante è ravvedersi e prendere dei provvedimenti adatti che ci fanno crescere,che cambiano la propria avidità di quanto non si possiede con attaccamento alle inutilità che conseguono e sono le richieste continue e massacranti dell'avvicendarsi delle situazioni indispensabili che crediamo siano necessarie per potere vivere come noi crediamo che sia.Certo l'esistenza impone alcune regole da osservare che a volte risultano difficili da eseguire come la sopportazione d'essere poveri,la pena d'essere ammalati,la ricerca di sè stessi,la solitudine,il coraggio di combattere per gli avvenimenti che si credevano perduti,la libertà di potare i rami superflui ossia i desideri inutili e gli attaccamenti alle cose venali per crescere più forti, etc..ma noi non vogliamo comprendere che stiamo facendo un viaggio ove esistono i posti a sedere, ma sono talmente pochi che gli altri dovranno viaggiare in piedi e adattarsi alle circostanze non spingendo, non aspettando il posto vuoto dovuto alla mancanza di chi c'era prima, ma aspettare con infinita pazienza e rassegnazione che si liberi quel posto tanto agognato e provvedere in seguito per coloro che sono rimasti in piedi.L'uomo al contrario vuole vivere al meglio e fino in fondo questo viaggio,prendendo quello che non gli è dovuto,che non gli appartiene ,trastullandosi in occasioni proibitive per la sua stessa salute e l'incolumità altrui,credendo che un giorno ogni cosa finirà..allora meglio vivere al massimo quello che gli è stato dato che rinunciare all'inutilità dei suoi pensieri.Non dimentichiamo S.Francesco che chiamava la morte ..sorella..poichè come una parente lo avrebbe liberato dalle sofferenze terrene e avrebbe in tal modo provveduto a lui per la vita eterna.L'uomo invece cerca di ottenere il massimo dei suoi desideri a qualsiasi costo, trascurando ogni dovere, ogni debito che dovrebbe avvertire nel proprio cuore verso CHI gli ha donato la vita..quella vita che avrebbe dovuto vivere con diligente perspicacia,con amore di cuore e con semplice serenità d'animo..tutto si deve lasciare a quel dato momento..nulla si porta con sè, se non quanto si è raccolto durante il percorso e se quelle annate sono state magre senza essere vissute con la pienezza dei propri pensieri, delle proprie riflessioni, si ritroverà in piedi in quel famoso viaggio ove i posti a sedere sono esauriti e per costui non ci saranno..poichè la vita non è stata vissuta, ma sprecata nel proprio egoismo..

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