sabato 30 gennaio 2010
E' sinonimo d'ignoranza la specialità di fare di sè un monumento di sapienza quando non si ha la possibilità di verifica di ciò che si è...vi sono varii tipi d'ignoranza ;quella di colui che non ha potuto conoscere le prime nozioni della vita scolastica, quella di colui che non sa rispondere alle difficoltà della vita, quella di sentirsi superiori agli altri, quella di non comprendere gli altri ed infine,la più mistificatrice..quella di far credere agli altri ciò che si desidera che si sia.Ognuna di queste possibilità si presenta con forma diversa, ma uguale nel contenuto dei sentimenti, poichè si dimostra di non conoscere la possibilità di risposta...e se questa ci fosse, non si saprebbe scegliere in quanto non si presenta la confessione di ammettere: non so, non conosco, non ho fatto un buon ricordo di quello che ho appreso durante la vita che ho vissuto.L'ignoranza è la peggiore stonatura nell' esistenza umana, come una nota sbagliata si confonde nella partitura con righe sovrapposte, che determinano la confusione delle stesse, in quanto non si può leggere alcunchè..Essa è determinante, sia nella vita di coloro che si autodefiniscono presenti nella possibilità di fare della propria esperienza, ottenuta con inganni e spadroneggiamento altrui, sia per essere stati forti nell'ammettere la poca rispettabilità di coloro che si sono fidati della loro presente abitudine di rubare il "credo" della loro veridicità.Non è vero, che l'ignoranza abbia una giustificazione in quanto tale,anzi è da condannare in quanto fa degli altri una pietà per sè, in modo da ottenere e carpire il rispetto altrui...che si chiama:"furto di sospetto"con la contestazione di essere complici di un delitto senza spettatori, poichè la presenza della menzogna annulla la costruzione della verità e della rispettosa fiducia che si ha verso gli altri.Infine, l'ignoranza è la sorella della forza emanata da coloro che non conoscono la propria esistenza, nè quella futura, in quanto con la propria coloritura del non sapere e del non conoscere, si difendono con la bugia di essere superiori agli altri.Talvolta, l'ignorante è più pericoloso del male stesso, inteso come forma di raccapriccio e di crudeltà umana, poichè si difende col dire:non so, non conosco...e' la risposta più terrificante che può condurre all'infamia, di colui che si sente al sicuro da ogni compromesso ,per vivere all'insaputa di coloro che si "fidano" della sua stessa parola di sotterfugi e che non si aspettano un così grande tradimento....
LA CAREZZA
La "carezza"è stata creata per donare amore,calore di gioia a chi ne chiede finalità di colmare il vuoto del dolore.La "carezza" è dedita a tutti....buoni e cattivi, a coloro che ne sono consapevoli e a chi non gradisce il suo conforto.Talvolta viene respinta,talvolta viene "castrata" da uno schiaffo,ma la "carezza" è sempre pronta alla "bisogna"...ma avvenne, ch'essa si sentisse stanca di offrire ed essere respinta,non compresa, maltrattata...allora, decise di conservarsi per un periodo di tempo, decise che forse gli uomini, poichè non si amano non ne avrebbero sentito la mancanza ed essa non avrebbe quindi, sofferto per il loro tradimento.Ma la "carezza" non aveva compreso che la sua natura era quella di "chiamare"gli altri,affinchè, si conoscessero nel loro "modo di essere" buoni e caritatevoli e pertanto, il suo aiuto era indispensabile, ma nell'avere alimentato la sua esclusione aveva creato in sè malumore e solitudine.Un giorno, vide un fanciullo triste...alcuni lacrimoni gli scendevano sulle guance,anch'egli si sentiva solo e abbandonato,non compreso dagli altri, infatti aveva deciso di vivere in solitudine con i suoi pensieri, ma la natura ch'egli "obbligava"ad una diversa "chiarezza" di sè,lo richiamava con insistenza alla vita...ed il fanciullo soffriva, simile alla "carezza"..Allora costei si commosse e dimenticando i suoi propositi,subito si precipitò dal fanciullo e col calore del suo "soffio tattile"gli asciugò le lacrime e gli profuse amore di conforto.Il fanciullo si sentì pervadere da un calore ineffabile,una gioia di pace si formò nel suo cuore ed egli inaspettatamente..sorrise,ritornando alla vita, così come la "carezza"...ambedue avevano compreso che la gioia che penetra nel cuore di ognuno, è più grande del "rancore" di colui che si chiama "egoismo di sè"...
LA PERPLESSITA'
Vi era un uomo chiamato"perplessità"..egli era senza riserve nel voler conoscere il mondo, gli usi e i costumi dei popoli, anche per coloro che erano "vicini di casa" poichè gli sembrava così di dare una spiegazione alla vita di "propaganda" ch'egli credeva di possedere,ma costui talvolta era in conflitto con ciò che aveva appreso, poichè tali verità richiedevano una chiarezza profonda che andava oltre le sue smisurate sensibilità.In tal caso, si domandava perchè e in che finalità alcuni avvenimenti gli predicevano o gli insegnavano la "certezza" del futuro, che poi alla fine si mostrava deludente alle sue aspettative..eppure i suoi occhi avevano guardato e non visto il "mistero" dell'universo,dell'infinito,della conoscenza...per cui "perplessità "proprio come tale non era mai soddisfatto di ciò che cercava..e cercava...cercava..nel mondo dei sogni, nel mondo degli affetti trascorsi per costumi a lui noti,sia per famiglia, che per viaggi di "necessario benessere"al suo "ego"ma purtroppo la ricerca diventava per lui un'ansia, un'angoscia,che talvolta nelle notti insonni cercava di colmare con il ricordo di verità nascoste che gli tornavano via via, nella mente.Avea o credeva nell'amicizia "perplessità", infatti ci contava a tal punto che la solitudine gli appariva meno amara,meno crudele...ma un giorno, accadde che la "donna del destino" chiamata VITA gli apparve dinnanzi e gli propose uno scambio.."Vuoi tu, che credi di conoscere e comprendere il mondo più degli altri,se non altro per le esperienze compiute attraverso conoscenze di varia natura....barattare con me la chiarezza di tutto ciò con l'amarezza che potrebbe derivarne?".Perplessità non ebbe un attimo di esitazione e cosi le rispose....pazza tu sei ...io non compirei mai un'azione simile con te...vuoi le mie ricordanze per risparmiarmi l'amarezza del futuro?.Non ci credo...tu sei la VITA e come tale hai mille facce,ritieni per davvero che io possa credere a tale menzogna ?.Tu fai promesse che poi non mantieni, tu togli non dai, tu sei priva d'amore e come tale, non vai ascoltata. La VITA ebbe un attimo di esitazione e di silenzio e così rispose:"Hai ragione forse non sono sincera, nel chiederti questo "baratto" ma tu ti chiami "perplessità"ed io volevo mutare il tuo nome in "sicurezza di vita sofferta"attraverso cui si raggiungono le "certezze che tu cerchi"volevo donarti il cuore di essere sincero con te stesso attraverso il tradimento degli altri,volevo darti "comprensione" di essere presente nella chiamata di dolore per delusione di coloro in cui credevi...peccato! Non hai compreso che se avessi "barattato" con me le tue conoscenze,le avrei cambiate,in "calore di pace" e non di "silenzio di solitudine"...Ciò detto, LA VITA uscì dal suo cuore ed egli si sentì più amaro e più solo... (è stata dedicata)..,
venerdì 29 gennaio 2010
L'AMORE
Una parola che si pronuncia facilmente,ma che la realtà di tale sensibilità, è ben più compromettente della parola stessa. Vi sono diversi momenti d'amore...quello più diffuso tra un uomo ed una donna, quello filiale, la compassione amorevole, la tutela delle piccole bestiole abbandonate e soprattutto l'amore di DIO.Il primo non è importante se si considera l'età dei due soggetti sia perchè è innocente, sia perchè esso deriva dalla completa corresponsione delle parti in causa.E' l'amore puro, che avvince i cuori nella tenera età della vita e che si sente con il cuore colmo di tenerezza,escludendo completamente l'artificio della scambievolezza d' essere sospettato di mistificare tale sentimento, per ottenere la "mercede prefissa".In questa età, tutto appare semplice, anche se la conquista a volte, risulta difficile .Vi è la speranza del domani che fa apparire ogni momento sublime per coloro che lo vivono, se in seguito vi sarà l'abbandono o il tradimento,il soggetto recupera con minore difficoltà la propria situazione del domani,che appare sia sempre più conseguito con le migliori prospettive della sofferenza provata. L'amore dei "grandi" seguito poi dall'amore senile, è più complesso perchè la concretezza di tale sentimento,è talvolta effimero ed ingannevole...tutti sentiamo dentro di noi, la gioia dell'attimo di consapevolezza di appartenere a qualcuno che in quel momento, ci fa sentire di essere "presi da tenera follia"dei sensi, ma se il momento dura nel tempo allora ci si sente fortunati di ripeterlo con la stessa intensità, di saper "volare" con la fantasia e l'immaginazione di tale effetto corrisposto dai sensi, di cui l'uomo se ne serve per addolcire la propria conflittualità di non essere "prode guerriero" nella battaglia della vita..se invece, il momento non dura nel tempo ci sentiamo defraudati da tale circostanza e purtroppo l'amara esperienza brucia i ricordi di momenti appaganti e proverbialmente definiti "sublimi"di tale unione e si spezza la speranza e la volontà di un futuro promettente, che potrebbe essere migliore o quantomeno uguale a quello precedente..ma qui entra a far parte della vita la parola "esperienza" che ci proibisce di dare le stesse opportunità per la difesa di noi stessi..questo insegnamento non è favorevole al sentimento in quanto sia positivo o negativo, resta sempre un sentimento..per cui si dovrebbe continuare ad essere ciò che si è e non di apparire per quel che non esiste nel carattere dell'individuo, il quale se ne serve come autodifesa perdendo l'entusiasmo che era presente nella sua esperienza precedente.Vi è poi l'AMORE FILIALE,il più complesso e difficile da perseguire in quanto siamo noi stessi gli artefici nel programmare educando i medesimi con il nostro futuro, chiamati "FIGLI" a coloro a cui diamo la vita.Nel comportamento di chi mettiamo al mondo, in quanto artefici della loro nascita dobbiamo tener presente sempre il fattore della futura esistenza,poichè dobbiamo considerare l'aspetto educativo e definitivo dei propri sentimenti e del loro carattere.Bisogna stare molto attenti a "saper dare" senza chiedere in cambio la loro spettanza, infatti questo genere d'amore è detto "gratuito" come quello verso DIO che non richiede nulla in cambio se non la consapevolezza di aver donato la propria vita nelle configurazioni altrui. Non sempre siamo amati dai nostri figli, la cui scusante è: non ti abbiamo chiesto noi di metterci al mondo...oppure:somigliamo a te....ma non ci dobbiamo perdere d'animo e sperare che nel futuro essi cambino le loro abitudini e le loro osservazioni negative, per non dire "nefaste d'essere" in quanto a loro volta genitori, non abbiano lo stesso trattamento senza affetto e senza comprensione dei sacrifici eseguiti per la loro collocazione nella vita futura.A volte, ci sentiamo "stremati e senza calore affettivo" per cui preferiremmo non aver dato loro la vita, ma questa parola che viene sempre pronunciata con facilità, non ha valore se non diamo ad essa la chiarezza d'importanza che dovrebbe conseguire nella società dell' umana specie.E' un grave errore, per non dire un "sacrilegio" truffare con questa menzogna, l'opportunità di compiere questo atto così grande per noi che siamo tanto "piccoli"di dare la condizione ad un essere umano di "nascere" ed affrontare le proprie esperienze con i suoi stessi mezzi ed i suoi precisi contatti con il mondo. Un altro tipo d'amore,è quello che nutriamo per "i piccoli amici" con la compassione del loro stato di abbandono in cui versano..e che nel momento che offriamo loro ospitalità, stringiamo un patto d'amore fino alla morte, di donare il nostro affetto con un' abitazione per la loro protezione, con il vitto che spetta loro per sopravvivere...con la pazienza che richiedono durante l' esistenza, per poi averne comunque in cambio completa dedizione anche con il sacrificio di sè stessi...è un amore senza confini e senza "cattiveria"....definitivo ed esemplare per chi lo vive con sincerità. Si deve parlare anche, perchè importante, della "compassione d'amore" umana...è altrettanto significativa e talvolta, essa è la più "grande tra le grandi" perchè si trasmette con veridicità d' essere consapevoli della sofferenza altrui, non dicendolo con le labbra e le opportune parole di circostanza, ma comunicando con i nostri sentimenti d'amore, la dolcezza d' esser loro vicini e facendo sentire che la loro calamità è la nostra calamità..con il cuore gonfio di speranza, anche se essa non vi è ,di un loro futuro migliore. anche se non ci sarà..... dando noi stessi, per offerta di semplice aiuto per la loro sopravvivenza, anche se non sarà definitivo....è questa una direzione di spezzare la nostra vita in funzione di quella altrui considerando d' essere stati privilegiati di fronte alla sofferenza umana, che ci avvolge nei nostri cuori con la GRANDE PAROLA COMPASSIONE D'AMORE....Infine altro amore importante è quello di DIO, che ci ha dato la vita nella consapevolezza che non tutti Lo avremmo amato, ma EGLI ci amava e ci ama tanto da non privarci dell'esistenza di fare un "viaggio" attraverso il quale, avremmo provato le nostre sensibilità, le nostre emozioni,le nostre esperienze,per farci conoscere l'amore degli altri e la sofferenza degli altri...un viaggio più o meno lungo, che si riflette nelle nostre esperienze e conoscenze per potere affermare la parola AMORE, anche attraverso l'ingratitudine altrui....
giovedì 28 gennaio 2010
I SENTIMENTI
I sentimenti finalizzano l'uomo alla possibilità d'essere sospettato, di non essere verificato da chiunque aggredisca la sua natura.I sentimenti sono molteplici...l'amore con la contrapposizione dell'odio, la vendetta con il perdono, il rancore con la suggestiva animosità, di essere leali verso chi ci ha voluto aiutare,la misericordia contro la calunnia ed infine l'appropriazione indebita di colui che è stato potente nella spietatezza del giudizio altrui.Tutte queste sensibilità si dichiarano infallibili, quando c'è la necessità di giudizio e di simulazione della propria individualità d'immagine...allora si compie la coercizione di sè di apparire migliori di quanto realmente si è...Nella vita di ognuno tutto ciò ha un valore intrinseco, basato sulla predisposizione dell'essere e non del voler essere, in quanto si dichiara solamente una parte di solitudine che l'uomo ha dentro e che conserva, per servirsene al momento opportuno.L'immagine e non la scoperta di essere sinceri, è la risposta di tali fallaci opposizioni alla completa rivelazione della verità.Non è detto che quando si è privi d'amore,o quando questo sentimento viene dimenticato da altri, il posto vacante si costrusce sull'odio,oppure la mancanza degli obiettivi raggiunti con la complicità dell'invidia,si raffiguri nella parola "rancore"e nemmeno il giudizio espresso senza misericordia verso chi riteniamo sia inferiore a noi.... o altrimenti per gelosia d'interessi comuni lo vietiamo a noi stessi. è da ritenersi coperto da ua parola che si costruisce con solidità futura arrecando danni senza ulteriori possibilità d'esame e condizionato dalla vita stessa con un famigerato giudizio, chiamato "calunnia. L'uomo ne è purtroppo consapevole, ma finge di dimenticarsene per servirsene al momento opportuno, per sconfiggere l'avversario e non comprende che prima ha distrutto sè stesso.La difficoltà di essere scevri da tali contributi, per mancanza di ulteriori manifestazioni di "affetto "per non essere chiamato privo di umanità, consiste nell'avere comprensione di "costumanza sociale", nella propria vita con gli altri, e non essere definito un "vile" degli affetti familiari e complessivamente degli affetti verso la società, che appartiene alla sua specie d'intesa.Colui che si serve di tali ignominie, non solo è perdutamente un famigerato assassino per avere fatto del male agli altri, in quanto è amante del "male", ma è anche perdutamente solo poichè non ha ancora compreso che la tortura inflitta ai suoi simili, verrà considerata per lui una completa disfatta alla sua "elevatura" di essere considerato una persona cosciente di ciò che opera in favore di sè e degli altri...pertanto la sua fisionomia, sarà considerata un'ignominia sulla completa configurazione della sua rispettabilità e della sua "chiarezza d'essere".
mercoledì 27 gennaio 2010
LA CATTIVERIA
Una parola difficile da pronunciare...non si ammette di essere cattivi, poichè la vita rende l'uomo sempre solitario a questo concetto..ma è tutt'altro che facile sostenere che in ognuno di noi essa è nascosta per poi apparire all'improvviso, senza scuse e senza rimpianti.L'uomo, afferma di essere innocente a tale miseria umana, in quanto si difende con l'ammettere d'essere stato truffato dai suoi "convinti ospiti"di tale aberrazione.Ognuno chiama la propria costruzione fondamentale, per la difesa del proprio stato "sicurezza di opportunità non ottenute" in quanto non fa mai ammenda dei suoi "corrotti vizi" di natura soffocata dalla volontà di comportamento, finalizzato alla conseguenza dei suoi misfatti.Si crede che la cattiveria sia nata con l'uomo e tale precisione è determinata come scusante, ai costumi adottati per essere superiori e per ottenere la superbia di coloro che sono simili per struttura portante dei propri diritti, che non hanno mai conquistato...Essa, è soltanto una "miseria" e non una conquista per formare la parola solidarietà con sè stesso. Si pronuncia solitamente con il disprezzo o la completa indifferenza di tutto e di tutti, cercando di ferire l'animo di chi è al tuo cospetto con l'intimidazione della paura pronunciata con simbolo di "storpiatura" della bontà.Fin da piccoli,nelle favole raccontate dai "grandi"vi è la figura dell'orco cattivo o dell'uomo nero...per terrorizzare il graduale sentimento di bontà che era insito nel fanciullo, in modo tale da accaparrarsi la sua "devozione"con la parola "terrore di cattiveria pronunciata" e non discussa altrimenti.Non è questa una sospetta soluzione affrettata e non sostanzialmente prediletta? In seguito, l'adulto sostituisce la paura dell'infanzia,con la propria famigerata calunnia di potere nel fare del male agli altri, non accorgendosi che principalmete lo fa a sè stesso e la sua coscienza rimarrà per sempre ottenebrata dalla verità di ciò che non è stato e che invece poteva essere e diventare....
martedì 26 gennaio 2010
LA FELICITA'
"La Felicità"è la considerazione di tutto quanto si cerca di ottenere per la propria sicurezza della vita.Non appare mai nella sostanza, poichè essa rappresenta solo un attimo,in cui l'essere umano decide di appropriarsene per sempre.Purtroppo,non è così...tutto svanisce all'improvviso e tutto appare senza luce,senza forza dell'avvenire che ci attende.Eppure, quell'attimo è predestinato alla conclusione di ogni atto che viene posto dinnanzi all'essere di precarietà che sicuramente ci è destinato,ma quell'attimo che ci fa sentire "particolarmente felici"per colui che lo sente con la speranza del cuore che gli è stata donata,ha una didascalia di toni musicali,finalizzati ala spontaneità della parola stessa.La Felicità appartiene a pochi eletti, altrimenti si chiama "contentezza" di aver ottenuto la modesta, anche se appare grande conclusione, di ciò che si vuole ottenere attraverso le abitudini sollevate durante il percorso della vita dalla razionalità, che funge da intermediaria tra l'amore e la rispettosa richesta del programma stabilito dal destino.Ogni funzione, ogni sicurezza di ciò che ci attende nel futuro, diventa "sogno di sincero amore" verso la probabile concretezza di tale affermazione.L'amore,l'amicizia sincera, la famiglia, la prole, il momento dell'incontro aspettato e non...sono considerati nella parola "Felicità", insieme ad altre sensibilità connesse tra tante costruzioni di affermata cognizione di non fare la sostanza del contrario.La mancanza della luce interiore,della comprensione altrui,del perdono a colui che ci ha mancato di rispetto e di tante altre "cattiverie" che l'uomo addebita alla vita e non a sè stesso,rispondono alla sensazione di non avere mai ottenuto "quel momento" speciale..ma la verità consiste solo nel non rispondere ad una semplice domanda..si merita questa parola oppure la cerchiamo vagheggiando nella poesia, o credendo in un finale senza spettatori? Diamo alla parola "Felicità" una giusta collocazione..un giusto momento,una giusta misura ed alla fine sentiremo in noi stessi quel palpito tanto agognato, che ci darà una risposta sincera a tale turbamento" dei sensi incantati"...
lunedì 25 gennaio 2010
IL NARCISISMO
Ogni persona quando è probabilmente influenzata dalla spettacolarità di sè stesso, si autodefinisce "narcisista"...ma su cosa è realmente basata questa parola? La totalità di non essere la figura di presentazione che volge al termine del proprio esame della spettanza umana,riflette una fisionomia che disturba la spiegazione di tale parola.L'effimera valutazione di sè, comporta che ci sia una predisposizione alla completa rispettabilità di tale sensibilità, che appartiene a coloro che si autodefiniscono superiori agli altri. nonostante ciò l'individuo si protrae nella propria vita con l'affermazione della sua particolarità d'essere il migliore, il sostantivo della sua colorita vivacità d'espressione di sentirsi superiore agli altri.Talvolta, colui che si autodefinisce "narcisista,"deve la sua esperienza superiore alla prerogativa di essere un dolore di sè..che chiede alla propria esistenza una "fattura" ben pagata per dimostrare agli altri la sua sicurezza e la sua scioltezza nel voler "essere e non diventare" ...talvolta, invece è la sua insicurezza a far si che la propria personalità sia più forte della sua stessa natura, di ciò che può sembrare e non concepire il divieto di ogni speculazione diversa e sostantivamente estranea alla propria inclinazione d'essere..infine colui che si definisce un "narcisista" afferma di essere un "solitario" nella vita degli altri..
domenica 24 gennaio 2010
LA DIFFERENZA
Un giorno non stabilito l'Intelligenza incontrò la Fama e così l'apostrofò....sai dirmi tu, perchè hai più fortuna di me? Io nasco, tu "fai diventare", io ho al tuo confronto pochi uomini,che sviluppano tale sensibilità, tu invece, ne hai tanti e doni loro,tutto ciò che vogliono..hai ragione, rispose la Fama, io ottengo più di te, perchè dono loro ogni volontà, tu invece, sei una "piccola" cosa, che può diventare "grande" e ottenere potere, ma non tutti la sanno usare per mia fortuna,con te sono "dotati", con me "ottengono"...è vero rispose l'Intelligenza, con me hanno un "dono"...con te "un potere di opportunità".....
sabato 23 gennaio 2010
LA CONVERSAZIONE
La conversazione è spesso una "crepa" nel silenzio dell'uomo che non è..che non è foriero di simpatia,di corresponsione di sentimenti e di natura invisibile agli altri.Spesso la dimenticanza della risposta, il mutismo dell'ascolto, il distrarsi volutamente per non dare un responso di chiarezza, sono elementi di colui che non è..nulla nel contesto della vita con gli altri e che manca di speciale simbolo di essere presente, a ciò che gli viene detto.La conversazione è un "rito" di ascolto, non per sè stessi, ma per coloro che dovranno presentare il proprio sostantivo chiamato "debito" di opposta riflessione o di sicurezza di sincera affermazione.Certamente essa non appartiene a tutti,pochi sono coloro che sanno esprimere con chiarezza le proprie convinzioni, che sanno dare le conoscenze acquisite sia attraverso lo studio, che con l'esperienza della vita vissuta con le proprie finalità, ma anche come autodidatta di ciò che più si confaceva alla sua esistenza.Ma ,l'importante è, non annoiare mai...mai..altrimenti gli altri non ti ascolteranno e porgeranno la loro attenzione in direzioni diverse dalla tua, perchè le tue parole sono risultate inutili, non sentite, nè comprese. Anche un semplice saluto formulato con il desiderio di sentirsi vicino all'altro, può significare "conversazione"d'interesse educativo e gentile...un modo per far sentire agli altri che li abbiamo notati, che sappiamo della loro presenza...tutto ciò può aiutare il prossimo a non abbandonarsi in un silenzio che si chiama solitudine.La vita è già un mistero, cerchiamo di non esserlo noi per gli altri....
venerdì 22 gennaio 2010
"LA FINALITA' DELLA VOLONTA"
Ogni essere umano,cerca di condurre la propria esistenza al di sopra di tutto ciò che lo fa sentire inutile e talvolta indifeso...ciò nonostante egli si oppone alla vita della propria esistenza della duplicità che la vita stessa richiede,poichè non vuol farsi tradire,nè deludere dagli eventi altrui.
La "Volontà" è insita nell'uomo,ma talvolta viene messa da parte dall'uomo stesso,poichè la considera ingombrante per le qualità che essa richiede. Non sempre costei,apprende la possibilità di una giusta via...anzi molto spesso,significa la speranza e la "robustezza" qualità che l'uomo cerca negli altri. Ma la "Volontà" è sinonimo di "Caparbietà"senza di essa l'uomo non avrebbe decisioni da prendere,nè possibilità future di scelta...ma cosa racchiude in se stessa la Volontà?
Un forziere colmo di sentimenti,o un'evasione totale delle responsabilità proprie? Questo è un dilemma che ancora oggi,non si è risolto. Si dice: "E' privo di volontà",ma si afferma anche ha una "Volontà di Ferro"... Ma qual'è la differenza reale e veritiera di questo senso, affermato dagli uomini? La realtà ci porta alla conclusione,che con la Volontà si ottiene tutto,non è vero!Essa ci può portare quasi al tutto,ma non può essere perseguita per questo significato.
Allora cosa vuol dire una persona forte,senza dubbi ed incertezze sul quel che potrà ottenere?
Che cosa vuol dire,la Volonta è foriera di ciò che non conosciamo,ma che attraverso la quale potremmo vedere,quello che alla fine non c'è. Si,la Volontà ci porta lontano,ad esplorare,a conoscere,a studiare l'ignoto,ciò che non sappiamo...ma alla fine essa sarà comprensiva con l'uomo? Gli fornira' i dati che egli cerca?La certezza delle sue scoperte?
No,essa può solo spronare l'uomo e talvolta esaudire le sue conoscenze...ma solo talvolta,poichè la Volontà non è altro,che un sostantivo posto d'innanzi alla parola...io posso ,ma non so se otterrò.
La "Volontà" è insita nell'uomo,ma talvolta viene messa da parte dall'uomo stesso,poichè la considera ingombrante per le qualità che essa richiede. Non sempre costei,apprende la possibilità di una giusta via...anzi molto spesso,significa la speranza e la "robustezza" qualità che l'uomo cerca negli altri. Ma la "Volontà" è sinonimo di "Caparbietà"senza di essa l'uomo non avrebbe decisioni da prendere,nè possibilità future di scelta...ma cosa racchiude in se stessa la Volontà?
Un forziere colmo di sentimenti,o un'evasione totale delle responsabilità proprie? Questo è un dilemma che ancora oggi,non si è risolto. Si dice: "E' privo di volontà",ma si afferma anche ha una "Volontà di Ferro"... Ma qual'è la differenza reale e veritiera di questo senso, affermato dagli uomini? La realtà ci porta alla conclusione,che con la Volontà si ottiene tutto,non è vero!Essa ci può portare quasi al tutto,ma non può essere perseguita per questo significato.
Allora cosa vuol dire una persona forte,senza dubbi ed incertezze sul quel che potrà ottenere?
Che cosa vuol dire,la Volonta è foriera di ciò che non conosciamo,ma che attraverso la quale potremmo vedere,quello che alla fine non c'è. Si,la Volontà ci porta lontano,ad esplorare,a conoscere,a studiare l'ignoto,ciò che non sappiamo...ma alla fine essa sarà comprensiva con l'uomo? Gli fornira' i dati che egli cerca?La certezza delle sue scoperte?
No,essa può solo spronare l'uomo e talvolta esaudire le sue conoscenze...ma solo talvolta,poichè la Volontà non è altro,che un sostantivo posto d'innanzi alla parola...io posso ,ma non so se otterrò.
"LA VOLONTA"
Un giorno la dolorosa situazione di un cuore commentò la decisione di esprimere la propria volontà,alla sicurezza chiamata "decisione"...e così l'apostrofò...tu che sei la "prima donna" della vita di ognuno, poichè senza di te nulla può accadere con la fermezza di ogni meticolosa riflessione della propria vita, puoi fare un momento di pausa e decidere quello che per te e non per altri sia giusto?..No, rispose la volontà perchè se mi fermassi non avrei il" potere di me stessa"... vado avanti nel confronto altrui, nel solitario cammino della spontaneità di ciò che si aspetta nella situazione di confronto e non di persuasione della coraggiosa partenza della strada da percorrere,per poter diventare "baluardo"di ogni questione umana..allora ,la sicurezza rispose..non è necessario essere primi per poter dimostrare il valore di ogni splendida "refurtiva" ottenuta, ma si deve dimostrare il "bottino"delle conquiste recepite, nella colonna per la fermezza di ciò che siamo e non di ciò che "sembriamo di essere"....le due sensibilità non si compresero nel loro "dire, ognuna andò per la sua strada e il "tutto" non avvenne...
giovedì 21 gennaio 2010
"LA SINCERITA'"
Vi era una piccola parola che si chiamava "Sincerità" non apparteneva a nessuno,poichè se avesse parlato sarebbe stata mal vista dagli altri;se avesse "osannato"sarebbe stata presa in considerazione dal punto di vista umano,menzognero e poco credibile nella Verità.La "Sincerità"si sentiva sola e defraudata della sua esistenza,non aveva "senso" la sua vita senza l'essere umano...non sentiva il procedere degli eventi,poichè non veniva chiamata in causa da "Persona Sospetta" e si rammaricava della sua esistenza.Quand'ecco,ad un tratto vide una piccola luce accanto a sè e chinandosi le chiese chi fosse.Sono la "Speranza" rispose la Luce,mi vedi piccola perchè appartenevo agli uomini,ma costoro mi hanno messo da parte e quasi dimenticata,perciò sono diventata più "Piccola".Allora disse la Sincerità tu sei più sfortunata di me perchè sono sola,ma non delusa nella vita degli altri. Si, rispose la Speranza con tristezza e sicura della sua situazione.Ma l'altra disse :Cosa esistiamo a fare senza un'opportuna "Creatività Umana ?"Anche se sarà "Sofferenza" per noi,perchè deluse perlomeno vivremo.Cosi non siamo che "Nulla"...E si avviarono presso una Coscienza, pur sapendo che se il loro destino era poco considerevole preferivano "Spegnersi" con la volontà umana,che con la sicurezza di quel che "Non C'è"....